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  • Valentina Tettamanti

“Quel Singolo” - Dall’omologazione all’educazione


Nessuna epoca storica, per quanto assolutistica o dittatoriale, ha conosciuto un simile processo di massificazione, perché nessun sovrano assoluto e nessun dittatore era in grado di creare un sistema di condizioni d'esistenza tali dove l'omologazione fosse l'unica possibilità di vita.


Umberto Galimberti



Unico, irripetibile, irriducibile ad altro che a se stesso. Così concepisce il Singolo essere umano la filosofia dell’esistenza.


Søren Kierkegaard desiderò che sulla sua tomba vi fosse incisa, in veste di epitaffio, l’espressione “Quel Singolo”, come ad indicare la caratteristica principe di ogni uomo, la sua Singolarità, il suo trovarsi solo davanti all’ignoto, davanti alla morte.


La morte, l’unica certezza umana, con la quale ognuno, prima o poi, dovrà fare i conti. Tanto conosciuta quanto temuta. Al punto tale da cercare di mascherarla, nasconderla, rimuoverla il più possibile dalla quotidianità della vita. Una paura così abissale e ingestibile da avere generato meccanismi di difesa talmente superficiali da ricadere nel paradosso. Il paradosso di una umanità che è riuscita a privare il motto latino “hic et nunc” della sua essenza, trasformandolo nello slogan consumistico del “tutto e subito”!


Il “qui e ora” si è tramutato oggi in una corsa sfrenata per stare al passo con le “tendenze” del momento, con la velocità, sempre maggiore, dei cambiamenti delle mode e del “progresso” tecnologico.


L’illusione della scelta muove individui alienati nelle proprie azioni quotidiane, convinti di essere padroni della propria vita e delle decisioni che prendono. In realtà incapaci di scegliere veramente in quanto abituati da sempre ad accontentarsi di decidere in base alle scelte che altri hanno fatto per loro.


Qualcuno ha determinato, quindi scelto, quali prodotti e servizi ideare, produrre, confezionare e disporre sugli scaffali dei negozi ed è tra questi che le persone “scelgono” normalmente.


La possibilità e la scelta, quelle vere, caratterizzano l’esistenza umana e la libertà dell’uomo. Ma per avvicinarsi ad esse è necessario uscire dalla platonica caverna, strofinarsi a lungo gli occhi atrofizzati e imparare a guardale al di là del “già confezionato”, imparare a creare le nostre possibilità di Scelta!


L’alienazione data dalla società dei consumi, del pensiero convergente, del tutto e subito, porta inevitabilmente verso l’omologazione. Questo processo è diventato oggi così subdolo, da riuscire a trascinare con sé anche individui colti e “illusi” di essere capaci di starne fuori. La forza e l’energia necessarie a sottrassi ad esso spesso risultano carenti nella maggior parte delle persone, che sono invece convinte di vivere una tranquilla e, tutto sommato, appagante esistenza, dove in fondo non “manca niente” e dove, la routine quotidiana, pur diventando a volte noiosa, è, al tempo stesso, certamente rassicurante, rappresentando in fondo una sorta di “rifugio” e di “certezza”.


L’impegno che invece richiede il mettere in discussione tale routine, il cercare di uscirne, aspirando ad altro, ad un maggior appagamento esistentivo, è spesso considerato troppo gravoso e, di norma, anche “spaventoso”.


L’ignoto fa paura. L’uomo cerca delle certezze ed oggi, per trovarle, si rifugia nella superficialità del consumismo smodato, nella distribuzione del proprio tempo di vita tra le ore di lavoro e le ore di “svago organizzato”, dove gli hobbies servono a tappare “pericolosi” buchi di “solitudine” che, anziché valorizzati, vengono riempiti di attività di ogni tipo, meglio se in linea con le mode del momento e con criteri ben determinati di socializzazione.


Proprio i criteri che guidano la vita degli uomini di oggi portano a sollevare interrogativi importanti circa il discorso omologazione.


L’incapacità dell’adulto medio di andare al di là delle apparenze e di formulare pensieri critici pone, inevitabilmente, in evidenza un problema basilare per la società. Come può, tale tipologia di adulto, essere un buon educatore?


Chi è l’educatore?


Ognuno di noi. Tutti lo siamo. Ogni individuo, attraverso il suo comportamento, influenza inevitabilmente gli altri, in modo più o meno significativo.


È ovvio che chi educa per professione ricopre un ruolo di primordine in questo campo, ma è bene sottolineare che tutti siamo sia educatori che educandi e proprio per questo motivo dovremmo avere maggiore consapevolezza di quanto le nostre azioni possano influenzare chi ci circonda.


Riprendendo ciò che è stato scritto all’inizio, l’uomo è Singolo, e come tale unico, irripetibile (e deve fare i conti con la propria solitudine), ma, al tempo stesso, è parte di un Tutto. Il Singolo infatti, interagisce ed è in profonda connessione con il Mondo e con gli Altri.


Viaggiare sulla superficie, come gran parte delle persone sono abituate a fare, non aiuterà certo l’umanità ad andare nella direzione di una positiva e proficua evoluzione, bensì nella direzione opposta dell’involuzione, verso la quale sembra stia scivolando la nostra società globalizzata.


Fortunatamente segnali positivi arrivano da chi oggi sta lavorando all’elaborazione di teorie innovative (in ambito scientifico e filosofico), che, auspicabilmente, possono portare a una nuova e più ampia concezione di uomo che, mi auguro, potrà essere capace di risvegliare gli “schiavi” incatenati alla parete all’interno della caverna e portarli fuori, alla luce del sole, insegnandogli, piano piano, a vedere con i propri occhi quante meraviglie nasconde il Mondo e quante potenzialità inesplorate si celano nell’uomo stesso.


Solo attraverso un processo educativo rinnovato e valido sarà possibile giungere a tale risveglio, ma per fare questo è necessario partire dal rinnovamento del concetto stesso di educazione, riportandolo al significato originale della parola: educere = condurre fuori, tirare fuori, far emergere.


L’educatore, chiunque egli sia, deve contribuire ad aiutare l’educando a far emergere e sviluppare le potenzialità nascoste in lui, che vanno coltivate e valorizzate, in quanto caratteristiche personali, uniche e irripetibili di “Quel Singolo”! Solo così potranno “nascere” individui coraggiosi, capaci di affrontare se stessi e il mondo con consapevolezza, stupore e meraviglia!

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